Che cos’è il design?
Cos'è il Design, raccontato da Riccardo - giovane designer pieno di entusiasmo ed energia...
Il termine “Design” è stato preso in prestito dalla lingua anglosassone e letteralmente si traduce in “disegno, progetto”.
Col passare degli anni questo termine ha acquisito un significato proprio ed oggi la definizione di Design la possiamo rendere con “Progettazione di un oggetto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.
Cecilia Cecchini
docente Design, Roma
Loredana Di Lucchio
docente Design, Roma
Bonifacio Pontonio
docente Design, Roma
Che cos’è il design?
Cos'è il Design, raccontato da Riccardo - giovane designer pieno di entusiasmo ed energia...
Il termine “Design” è stato preso in prestito dalla lingua anglosassone e letteralmente si traduce in “disegno, progetto”.
Col passare degli anni questo termine ha acquisito un significato proprio ed oggi la definizione di Design la possiamo rendere con “Progettazione di un oggetto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica”.
Cecilia Cecchini
docente Design, Roma
Loredana Di Lucchio
docente Design, Roma
Bonifacio Pontonio
docente Design, Roma
STORIA DEL design
01. LA NASCITA DEL DESIGN
La parola design significa progettazione. E’ una parola che è stata sempre presente nell’uomo, fin da quando progettava trappole per catturare animali nella preistoria alla nascita della ruota. La parola design se vogliamo raccontarla nel modo corretto è la SOLUZIONE LOGICA DI UN PROBLEMA. Torniamo alla scoperta della ruota: è nata per trasportare meglio un peso: PROBLEMA, SOLUZIONE. La parola design ha iniziato a prendere significato pian piano nella storia partendo dalle macchine, che venivano mostrate come giocattoli per intrattenere i nobili tra il 1400 ed il 1500, che successivamente si sono trasformate in strumenti di lavoro.
02. LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Cambiamenti non furono solo industriali, ma anche sociali e intellettuali. Gli esiti delle
innovazioni tecnologiche portarono in poco a modificare la distribuzione della popolazione
sul territorio, formazione della civiltà urbana.
Nella prima metà del ‘700 l’Inghilterra era prevalentemente rurale, l’industria ha sede
prevalentemente in prossimità di boschi poiché la lavorazione dei minerali di ferro si fa con
il carbone di legna. Quando si inizia ad usare il carbon fossile, gli altiforni si concentrano
nei distretti carboniferi. Quando si trova il modo di applicare alla filatura l’energia idraulica,
le industrie si trasferiscono dove è possibile utilizzare l’energia dell’acqua corrente.
Quando Watt brevetta la macchina a vapore la concentrazione delle industrie può avvenire
in qualsiasi luogo. I luoghi di concentrazione delle industrie diventano centri di nuovi
alloggiamenti umani oppure se si trovano vicino città già esistenti, ne provocano l’aumento
smisurato della popolazione.
Prima implicazione del design si ha nelle macchine industriali, nascono all’insegna di
grande funzionalità ed efficienza, con la modesta pretesa “estetica” che conquista il favore
della critica. Fra tutti gli articoli esposti della Great Exhibition sono i macchinari a segnare il
progresso.
Se un manufatto presenta notevole impegno progettuale, produttivo, di elevata tecnologia,
l’insieme lo fa considerare nell’ambito del design anche se non è riproducibile in serie.
WEDGWOOD Uno dei maggiori esponenti della riv. Ind.
Discende da una famiglia di ceramisti, fu inventore di un pirometro per misurare la temperatura dei forni. A lui si deve la costruzione di uno dei primi quartieri operai.
Produzione con duplice caratteristica: ornamentale e utilitaria.
Ornamentale: imitazione dei modelli del passato. Motivo: il desiderio dell’intraprendere
industriale che vuole superare le migliori opere prodotte. I migliori artisti del paese furono
incaricati di copiare gli antichi prototipi o di adattarli agli usi moderni.
La sua produzione presenta una gamma di oggetti utilitari e funzionali, parte dalla propria
esperienza e dalla tradizione locale, seppe rendere sempre più aderente la forma alla
funzione. Usò fin dove fosse possibile i macchinari per i processi preliminari della
lavorazione, dove non ci riuscì usò il principio di divisione di lavoro.
Attribuì grande importanza all’addestramento alla manodopera, alla collaborazione di
artisti e designers.
La domanda dei suoi prodotti aumentava perché erano venduti ad un prezzo talmente
basso da essere accessibile alla maggioranza dei compratori.
Ideale di moda legato a buon senso e buon gusto.
03. LA NASCITA DEL DISEGNO TECNICO
Il disegno tecnico permise lo sviluppo del Design nel mondo. La comunicazione verbale inizia non funzionare più perché possono esserci problemi di comunicazione, non ci sono verifiche da poter fare etc etc... Il disegno considerato tecnico vede la luce nel Rinascimento grazie ad architetti e maestri d’ascia, che sia aiutavano con delle prime documentazioni per spiegare ai loro sottoposti i lavori da effettuare. Uno dei testi fondamentali du il De Pictura di Leon Battista Alberti, dove raffigurava Le proporzioni Da quel momento in poi vi fu uno sviluppo continuo da parte di diverse figure artistiche, architettoniche, matematiche etc etc fino ad arrivare all’ingegnere militare. Gaspard Monge, che definisce le tecniche di rappresentazione, come ad esempio le proporzioni ortogonali. Gli artigiani inizialmente vedevano la nascita di questo stile di rappresentazione come un ostacolo, perché poteva favorire il controllo delle proprie lavorazioni, con il rischio di vedersi sottratti i propri progetti, o la loro esperienza. Nel anni venne adottato all’interno del sistema di istruzione sia in Europa che negli stati uniti In Inghilterra la Royal Navy iniziò a realizzare un modello in scala, ed una pianta di ogni nave presente all’interno della propria flotta, in maniera tale da poterla riprodurre fedelmente, oppure di poterla riparare seguendo le indicazioni iniziali del progettista.
GASPARD MONGE (1746-1818), scienziato poliedrico, eclettico e versatile, fondatore della prestigiosa École Polytechnique di Parigi, è passato alla storia soprattutto per la rappresentazione grafica di carattere tecnico, come padre della geometria descrittiva e codificatore del metodo delle proiezioni ortogonali, chiamato anche, appunto, «metodo di Monge».
Convinto della stretta relazione tra scienza e tecnica e dell’esigenza di affrontare sia gli aspetti teorici che quelli pratici delle questioni, Monge mise a punto un nuovo linguaggio scientifico e tecnico universale – quello grafico – affinché tutti gli ingegneri e i tecnici preposti alla progettazione, alla direzione dell’esecuzione e del funzionamento delle opere di ingegneria potessero parlare una stessa lingua. Forse però il suo capolavoro, oltre che sintesi di tutto il suo itinerario di ricercatore e professore, è il modello di studi per la formazione degli ingegneri, anche perché alcune discipline tecnico-scientifiche si diffusero e si svilupparono proprio per la realizzazione di quel modello che, a distanza di oltre duecento anni, permea ancora gli studi nelle più prestigiose scuole per ingegneri del mondo intero.
04. L'ETÀ VITTORIANA (1837-1901)
Periodo che prende il nome dalla regina Vittoria
In Inghilterra si sviluppa un dibattito ideologico su argomenti come il rapporto tra l’industria e la società, tra artigianato e meccanizzazione e tra arte e industria.
Dal punto di vista della produzione questo periodo è visto come un’involuzione rispetto alla riv ind.
Si forma una classe di produttori poco ditata di spirito imprenditoriale, talento manageriale e gusto del rischio. L’intero movimento industriale subisce un appiattimento, l’industriale diventa una figura di routine che interpreta in modo deteriore i principi del liberalismo, producendo molto nel più breve tempo a scapito della qualità. (popolo ineducato e schiavo della povertà). La qualificazione era affidata alle belle arti intesa come valore aggiunto. Dopo il Reform Bill vengono istituite scuole di disegno accanto alle quali sorgevano
collezioni di opere per essere da esempio agli allievi. (maggior esponente Henry Cole e Morris)
Il progetto dei vittoriani inglesi fu unitario.
Sia Morris che cole riconoscono gli stessi valori: gli useful objects, le esigenze del vasto pubblico, la chiara visione di una artisticità diffusa. Il movimento si diffonde all’estero specialmente con il nome di Morris, poiché è l’ultimo più noto esponente. Great Exhibition 1851 con intenti conoscitivi e propagandistici del progresso sociale.
HENRY COLE maggior esponente della cultura vittoriana nel design. Il suo progetto postula una stretta collaborazione con l’industria e lo porta a coniare il termine di art manufacturer, cioè l’artista-fabbricante. Egli è il principale artefice della Great Exhibition, l’anno dopo s’impegna nell’istituzione di un museo di manufatti. Comprese che alla qualificazione del prodotto industriale erano necessari alcuni basilari principi conformativi che possono essere ridotti sostanzialmente a due: 1) riformulazione del concetto basilare di funzionalità; 2) l’esigenza di imparare a vedere, come criterio pedagogico e metodologico. Cole sposta sugli oggetti utili, asentimentali, il valore di artisticità emergente rendendolo anche un valore di artisticità
diffusa, semplice e schietta qualità. La forma fondamentale da lui scelta per questi oggetti è quella geometrica, i colori vanno usati in funzione spaziale e percettiva. Predica la necessità che l’ornato sia più astratto che imitativo, ma la geometria da sola non basta. Il progetto di Cole e del suo gruppo può essere definito di tipo “strutturalista”.
WILLIAM MORRIS si rifà al Gothic Revival e alla linea neomedievale di Pugin e Ruskin. Il suo progetto principale è quello di riformatore perfettamente integrato alla classe dirigente e di creare una cerchia di intellettuali ed artisti che rifiuta la civiltà industriale. Ciò può essere inteso come una riforma sociopolitica. Morris tenne sempre unite l’attività pratica e il pensiero ideologico. Nel 1888 organizzò delle esposizioni di arti applicate dal titolo Arts and Crafts da cui prende il nome l’intero movimento morrisiano. Egli combatte il liberalismo, il commercialismo, l’eclettismo della produzione industriale, propone una radicale riforma politica che prendeva a modello le corporazioni, le lavorazioni e la morfologia dei prodotti medievali. È convinto che la questione delle arti interessa la comunità. La sua intenzione era storicistica, la sua fama si deve ad aspetti tradizionali, questi aspetti anacronistici sono da interpretare come un consapevole
atteggiamento inteso a rafforzare l’unilateralità delle idee e a costruire un parametro di
riferimento.
Se la produzione industriale veicolava l'idea di un benessere economico progressivo e condiviso, la realtà sociale era ben diversa. Alle innumerevoli ore di lavoro in fabbrica, infatti, non corrispondevano né un salario equo, né, tantomeno, una gratificazione personale degli operai. La partecipazione alla produzione in serie, con gesti ripetuti e spersonalizzati, si portava al contrario appresso alienazione e straniamento. A questi aspetti negativi dell'industrializzazione reagirà William Morris, fondando nel 1861 la Morris, Marshall, Faulckner & Co e nel 1888 la Arts and Crafts Exhibition Society. L'idea era quella di portare la bellezza all'interno della produzione industriale, recuperando il fare e la creatività artigianali (e la spiritualità medievale) per la realizzazione di prodotti a basso costo ma di alta qualità, anche estetica. Nasceva così la prima idea del design: avvicinare la bellezza alla portata di tutti, facendola entrare letteralmente nelle abitazioni tramite gli oggetti d'uso comune. Un'idea utopistica e rivoluzionaria, che porrà le basi per la nascita e lo sviluppo dell'Art Nouveau.
05. ILLUMINARE IL MONDO
La prima forma di illuminazione a Gas di legna fu realizzata a Parigi nel 1798. La prima fabbrica illuminata a gas di carbone fu la Bouton e Watt nel 1802 Ma fu in Inghilterra che l’illuminazione a gas di carbone venne sviluppata grazie a due fattori concomitanti: l’abbondanza di carbone che ,lavorato per produrre il coke, produceva due sottoprodotti: il catrame ed il gas I primi impianti di illuminazione erano altamente costosi, e le piccole famiglie non potevano permetterselo Già nel 1815 Londra era dotata di 40 km di condutture per il trasporto del gas Nel 1840 le maggiori città europee installarono una rete di illuminazione e gas La luce prodotta dal gas era totalmente inadatta allo scopo, oltre ad essere molto pericolosa, sia per le possibili fughe di gas, che per la salute dell’uomo Dopo il 1850 la rete di gas venne utilizzata anche per riscaldare le case, e l’acqua degli ambienti e per riscaldare i cibi La prima forma di energia elettrica venne creata nel 1799 da Alessandro Volta che permise di ottenere la corrente continua Volta permise di studiare fenomeni nuovi come l’induzione elettromagnetica, l’elettrolisi e la possibilità di trasmettere segnali lungo un circuito elettrico Da Alessandro Volta l’evoluzione sull’elettricità continuò, e uno dei pionieri fu Thomas Alva Edison che tra il 1878 ed il 1881 riesci a risolvere i grossi problemi di distribuzione dell’energia elettrica per l’illuminazione La lampada ad incandescenza sviluppata ed evoluta da Edison (Qui vi sono decine di brevetti e di battaglie legali…. Guardatevi il film su di lui, è un capolavoro e spiega esattamente come si stava vivendo in quegli anni questo clima di cambiamento) La lampada ad incandescenza era ottimale ed adatto a tutti gli ambienti. Si poteva dosare l’intensità luminosa. Inoltre era pulita e brava di fastidi causati dal gas Nel 1886 a New York le vetrine vennero illuminate elettricamente. Fu una rivoluzione totale. Qualcosa di mai visto in precedenza Inizialmente Edison usò la corrente continua che aveva fortissimi limiti, come ad esempio il fatto che potesse essere trasportata solo ad una distanza massima di 1,5 km Negli anni Edison, comprese che si doveva passare alla corrente alternata per coprire le lunghe distanze La nuova energia si affermò rapidamente. I vantaggi erano evidenti, e potevano essere prodotte dalle più diverse fonti primarie, attraverso diversi tipi di convertitori I paesi che non disponevano di grandi giacimenti carboniferi come il Canada, l’Italia, la Svizzera ed il Giappone ebbero uno straordinario impulso alla crescita industriale e dalla possibilità di ricavare energia elettrica da bacini idrici di cui erano ricchi L’ elettrificazione cambiò profondamente l’aspetto delle fabbriche dando un nuovo aspetto razionale. Ad esempio, le fabbriche prima dell’energia elettrica erano formate da un unico motore che ruotava grazie all’energia del gas, del carbone, e della legna e da esso erano attaccate delle pulegge che servivano a trasmettere il modo a tutti i macchinari presenti nella fabbrica. Quindi l’azienda era una giungla di pulegge in giro per l’azienda. Con l’avvento della corrente le fabbriche mutarono completamente aspetto, perché le macchine ora erano attaccate a cavi in maniera indipendente. Prima se il motore centrale si rompeva, tutta l’azienda si fermava. Mentre ora se un macchinario si guastava, tutti gli altri potevano continuare in maniera indipendente Tra il 1901 ed il 1914 l’elettrificazione fu rapidissima: ad Esempio la Germania crebbe di 9 volte, e 15 volte l’Inghilterra anche se solo la metà degli stabilimenti era elettrificata Si creò una situazione di monopolio a livello globale per la distribuzione dell’energia in diverse zone di mercato Nacquero delle grandi aziende in quel periodo, alcune delle quali ancora presenti oggi, come Simens, AEG, General Elettric e Westinghouse Il più grande produttore di dispositivi elettrici era la Germania 30%, seguita dagli Stati Uniti 30% e dall’Inghilterra 16%.
06. L' ART NOUVEAU l Design tra la fine '800 e primi del '900
Fu un periodo di grandi cambiamenti e di apparente serenità Il primo periodo fu di feroce industrializzazione e di sgrosso sfruttamento Iniziarono a crescere i sindacati degli operai E le donne iniziarono a far sentire le loro richieste La trasformazione tecnologica non era ancora del tutto avvenuta L’elettricità, il cinema e l’auto modificarono completamente le abitudini dell’uomo In questa fase nacque l’art Noveau, che viene declinato nelle diverse forme in base alle nazioni di origine, e mostra proprio questo periodo di cambiamento e di attesa Le forme rappresentate in quel periodo erano l’insieme della tecnologia avanzata, unita ad un sistema più classico Uno dei “designer” più rappresentativi di quel periodo fu Michael Thonet (1796-1871) Esegue delle sperimentazioni tecniche sul legno fin dal 1830, più precisamente la piegatura del legno massello di faggio attraverso l’immissione in autoclave a bassa pressione di vapore per dare una certa elasticità del legno, e creare forme incredibili, mai viste prima. E’ come se l’iphone fosse stato presentato negli anni 90 del ventesimo secolo Il modello per eccellenza di thonet fu la sedia n°14 con una produzione di 4000 esemplari al giorno, ed in circa 40 anni ne vennero venduti 50 milioni di pezzi La sedia n°14 e la poltroncina n°19 vennero progettati con un’idea nuova basata sul pre-razionalismo guidato dall’economicità del modello e dall’efficienza strutturale In poche parole, ha venduto così tanto, perché la forma era semplice, costava poco e durava nel tempo Thonet, in tal senso ha anticipato di molto lo stile art Noveau, Un altro protagonista dell’epoca fu Hector Guimard (1867-1942) che divenne famoso per le stazioni della metropolitana di Parigi, e che ne divenne uno dei simboli della città Sempre nello stesso periodo ad inizio 900 Vienna era una delle città più importanti d’Europa In quel contesto nel 1903 nasce la Winer Werkstaesse da Josef Hoffmann e Koloman Moser, e si trattava di una cooperativa per la realizzazione di oggetti destinati alla colta borghesia della città Si rifacevano a diversi stili come l’Art and craft la secessione viennese e lo Jugenstill La ww possiamo dire che è il precursore dello stile razionalista Non si parla ancora di produzione industriale, ma di alto artigianato Una frase che è rimasta nella storia dettata da questo gruppo fu: “vogliamo produrre oggetti di uso domestico, semplici e di qualità. Il nostro punto di partenza è l’uso dell’oggetto e la sua funzionalità. Quando sarà il caso cercheremo di aggiungere ornamenti, ma senza sforzarci e non ad ogni costo”.
MUCHA E L’ART NOUVEAU Protagonista indiscusso di tutto il percorso, e della maggior parte della creazione di Mucha, è la figura femminile, i suoi tratti dolci e delicati, resi con colori quasi opachi e sempre legata a elementi naturali. Ci sono opere in cui le pietre preziose e le teste femminili si confondono…
Interessanti i manifesti pubblicitari e le realizzazioni grafiche di confezioni di prodotti che entravano abitualmente nelle case del tempo, come quelle delle scatole dei biscotti Lefevre‐Utile, delle tavolette di cioccolato Idéal o dei profumi e dei prodotti per l’infanzia.
Mucha fu influenzato dall’arte giapponese e si vede soprattutto nella preferenza per il segno grafico e marcato, per l’appiattimento bidimensionale e per gli accostamenti cromatici molto originali. L’esotismo si ritrova nell’album Documents Décoratifs e viene ripreso da altri artisti seguaci del suo stile, come Bugatti e Chini. Animali, fiori e piante fanno parte del repertorio di oggetti di arte decorativa, forse la sezione più emblematica di tutte, mentre ho apprezzato l’idea del tempo di Mucha, rappresentata nelle grafiche dei calendari e nelle numerose rappresentazioni delle stagioni e del suo ciclo.
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A Mucha si deve il merito di aver inventato la pubblicità: Mucha è famoso per aver creato – come abbiamo visto – numerosi cartelloni pubblicitari e per aver lavorato con diverse aziende per pubblicizzare i loro prodotti.
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La donna di Mucha è una donna che racconta le conquiste che passo dopo passo il mondo femminile sta compiendo. Basti pensare al manifesto Job del 1896 dove Mucha raffigura una donna con la sigaretta in mano, oppure Cycles Perfecta del 1902 dove la donna è vicino alla sua bicicletta.
08. Il Bauhaus
La Scuola di Arti Applicate di Weimar, grazie a Walter Gropius, indirizza i suoi programmi
didattici sui temi della progettazione e della realizzazione dei prototipi in laboratorio dove viene
verificata la loro fattibilità, funzionalità ed economicità. Dal 1922 per volere di Gropius la scuola
prende il nome di Bauhaus, cioè loggia degli operatori artistici. Gropius riesce a coinvolgere i
personaggi che sono più all'avanguardia europea e dai vari corsi uscirono modelli e oggetti che
hanno segnato la storia del Razionalismo e dell'Industrial Design. Questi prodotti sono pensati
per un ampio e popolare consumo, infatti vengono cercate le soluzioni più funzionale facilmente
irrealizzabili dall'industria. Essa era una scuola pubblica e democratica con forte frequenza
femminile in cui allievi e docenti studiano, vivono e lavorano insieme, ciascuno porta le proprie
esperienze, ciascuno insegna e impara. Concezione culturale e fondata su esperienza pratica,
confronto idee, voglia di fare arte utile, che sappia venire incontro ai bisogni gente. Caratteristiche
dell'insegnamento sono la convivenza tra insegnamento teorico e pratico, durante il corso triennale
lo studente studia contemporaneamente sotto la guida di due maestri: un maestro artigiano e un
maestro di disegno. Quest'idea di partire con due differenti gruppi di insegnati fu una necessità,
perché non era possibile trovare né artisti in possesso di sufficienti conoscenze tecniche, né
artigiani dotati di sufficiente immaginazione per i problemi artistici. I modelli messi a punto nei
laboratori vengono riconosciuti come validi dagli industriali che concedono al Bauhaus contratti con
brevetti, procurando in tal modo entrate e reddito assicurati, al fine di pagare gli studenti. Nel
campo del progetto in ogni laboratorio c’era la presenza di un’artista dirigente con un tecnico
pratico. I segni del Bauhaus si risentirono nelle varie officine, quelle dei metalli, quella di ceramica
che segna un evoluzione progettuale. Anche nelle falegnamerie c’è l introduzione del tubolare in
acciaio per la lavorazione di alcuni mobili come le sedie che rivoluziona lo stesso lavoro di
falegnameria, e l’oggetto che mostra questi cambiamenti è la poltrona in tubi d’acciaio nichelati,
disegnata da Breuer, questo modello diventato un simbolo del Bauhaus fu progettato al di fuori. Il
secondo modello è la sedia di Mies che si differenzia dal precedente per i 2 tubi montanti a
semicerchio. Il terzo modello si deve a Breuer per il suo unico tubolare metallico curvato che fa
anche da sostegno ispirati a Thonet con la superficie di vimini. Un’altra evoluzione ci fu per le
lampade, si tratta di oggetti fatti con una parte di vetro sferica e da uno o più tubolari sottili, oggetti
che sono fatti come complementi da arredo. Anche l’officina della tessitura presenta modelli nuovi,
infatti per la lavorazione dei tappeti furono usate delle trame più adatte all’arredamento e i telai
furono meccanizzati. In conclusione possiamo dire che Gropius ha più volte affermato che non
esiste uno stile Bauhaus, ma la razionalità, l’esattezza crearono una specie di stile, che fu molto
importante nella sezione Design.
Il Caso Di Ulm La scuola di Ulm ("Hochschule für Gestaltung", ossia "scuola superiore di formazione",
di Ulm) è stata una scuola di progettazione grafica e di disegno industriale che ha raccolto nel secondo dopoguerra l'eredità delle scuole tedesche (Bauhaus) e sovietiche(Vchutemas), nate negli anni venti e trenta per l'esigenza di dare un carattere scientifico e accademico alla professione di progettista. La scuola fu fondata nel 1954 da Inge Scholl-Aicher grazie a sovvenzioni statunitensi, e funzionò fino al 1968. Inizialmente fu diretta da Max Bill, architetto e grafico, progettista della sede della scuola, ex allievo del Bauhaus e ancora legato allo spirito del funzionalismo. La direzione passò poi a Tomás Maldonado, il cui obiettivo fu quello di sviluppare un'impostazione linguistico-informativa piuttosto che plastico-formalista: la scuola di Ulm, oltre a curare l'aspetto tecnico-scientifico del disegno, svolse infatti ricerca nel campo della
comunicazione visuale e scritta. La scuola fu in seguito diretta dal critico Gert Kalo e poi dal grafico Otl Aicher. La scuola ripropose la conciliazione di forma e prodotto del Bauhaus, arrivando a coinvolgere maggiormente la corporate image, ovvero coordinando il disegno del prodotto con l'immagine dell'azienda, senza prescindere dallo studio del marchio. La didattica prevedeva, oltre a laboratori incentrati sull'acquisizione di un sapere pratico, lezioni teoriche che fornissero agli allievi un bagaglio culturale adeguato. Tra le materie alcune erano del tutto nuove all'interno di una scuola del progetto,per esempio teoria dell'informazione, semiotica, ergonomia. Tomàs Maldonado, progettista ma soprattutto teorico e docente, che fu a lungo direttore della scuola, riteneva che il mestiere del progettista fosse quello di un intellettuale tecnico che ha un importante ruolo sociale da cui derivano responsabilità nei confronti della collettività. Da cui la necessità di una forte impronta etica e di una base culturale ampia e solida.